Felice Casorati
Novara, 4 dicembre 1883 – Torino 1 marzo 1963
Durante l’infanzia e l’adolescenza l’artista si sposta di frequente al seguito del padre, ufficiale di carriera (Reggio Emilia e Sassari), sino a giungere, nel 1915, a Padova, dove frequenta il liceo classico e dove, nel 1906, si laurea in Giurisprudenza. In questa città inizia il suo apprendistato artistico sotto la guida di Giovanni Vianello. Nel 1907 è presente per la prima volta alla Biennale di Venezia con il Ritratto di signora (Ritratto della sorella Elvira). Tra il 1907 e il 1911, con la famiglia, vive a Napoli, e dal 1911 a Verona, dove frequenta l’ambiente artistico più avanzato e influenzato dalle Secessioni di Monaco e di Vienna; si avvicina inoltre ai giovani artisti che gravitano intorno a Ca’ Pesaro, dove espone nel 1913 in una sala personale e dove torna ad esporre nel 1919. Sarà presente alle Biennali veneziane nelle edizioni del 1909, 1910, 1912 e del 1914, all’Esposizione Internazionale di Valle Giulia a Roma nel 1911 e alle edizioni del 1913 e del 1915 della Secessione Romana.
Alla fine del 1915 con la madre e le due sorelle Elvira e Giuseppina, abbandona Verona per trasferirsi a Torino, nella casa-studio di via Mazzini, dove abiterà tutta la vita. La guerra e il suicidio del padre lasceranno nell’artista un segno profondo, che si rifletterà anche nell’atmosfera triste e angosciata delle grandi tempere del 1919-1920 : lo sforzo di Casorati è di annullare l’elemento decorativo e arrivare ad uno spazio pittorico severo e tesissimo.
A Torino stringe un’amicizia profonda con il giovane Piero Gobetti, che cura e pubblica nel 1923 la prima monografia a lui dedicata con il titolo Felice Casorati pitttore. Collabora alla sua attività editoriale e, nell’aprile del 1922, è tra i firmatari, su « Rivoluzione Liberale », diretta da Gobetti, di un appello rivolto ai giovani intellettuali per far nascere una cultura e una società nuova, spiritualmente rinnovata.
Nel 1920, dopo aver rinunciato a partecipare alla Biennale di Venezia ed essere stato escluso da Ca’ Pesaro per cavilli burocratici, promuove un vero e proprio esodo secessionista concretizzatosi nella «Mostra degli Artisti dissidenti di Ca’ Pesaro» nella galleria Geri Boralevi in piazza San Marco.
Diventa protagonista e promotore della vita culturale e artistica torinese: suscitano scalpore le sue opere esposte nel 1919 alla Promotrice, nel 1921 alla Mole Antonelliana e nel 1923 alla Quadriennale al Valentino, dove, nella sala IX di cui è responsabile, ha invitato ad esporre De Chirico, Carrà, Tosi, Conti, Viani e i giovani pittori torinesi Chessa, Menzio, Levi, Galante e Morando.
Nel 1924 è invitato con una sala personale alla Biennale di Venezia, presentato da Lionello Venturi (sarà poi presente a numerose edizioni dell’esposizione veneziana, con una personale nel ’38, ’42, ’52, ’64). Dal 1924 espone al Canegie Institute di Pittsburgh dove sarà presente con continuità sino al 1938 e di nuovo nel 1950.
A partire dal 1926, pur se in una posizione indipendente, è presente alle mostre del Novecento Italiano organizzate in Italia e all’estero da Margherita Sarfatti e dal 1931 alle Quadriennali romane. In quegli anni espone in numerose rassegne internazionali.
Nel 1933 è chiamato da Guido Maria Gatti e Vittorio Gui a collaborare come scenografo al I Maggio Musicale Fiorentino e disegnerà scene e costumi per «La Vestale» di Spontini. Per Casorati è l’inizio della sua attività di scenografo, che si protrarrà per un ventennio, lavorando, in particolare, con i musicisti Casella, Malipiero, Petrassi, Ghedini, Dallapiccola.
Collabora alla selezione delle opere per la sezione del Novecento della grande mostra d’arte italiana dei secoli XIX e XX, a Parigi, al Jeu de Paume, curata da Antonio Maraini, cui partecipa con cinque sue opere. Esegue un vasto mosaico per il Padiglione Italiano all’Esposizione Universale di Bruxelles del 1935. Nel 1936 il governo ungherese gli conferisce una medaglia per «l’altissimo valore artistico delle sue opere» presenti all’Esposizione d’arte Italiana a Budapest.
E’ presente, nel 1937, a Parigi, nel padiglione italiano, dell’Esposizione internazionale e a Berlino, alla Preussische Akademie der Künste per l’«Arte italiana dal 1800 ai contemporanei»; nel 1939 a San Francisco, per «Golden Gate International» e a Londra, in «Contemporary Painting in Europe».
Nel 1941 è nominato docente di pittura all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, di cui nel 1952 diventerà direttore e nel 1954 presidente.
La sua opera sarà presente a tutte le principali manifestazioni espositive in Italia e all’estero, mentre si susseguono i riconoscimenti in occasione delle tante mostre monografiche.
Durante l’infanzia e l’adolescenza l’artista si sposta di frequente al seguito del padre, ufficiale di carriera (Reggio Emilia e Sassari), sino a giungere, nel 1915, a Padova, dove frequenta il liceo classico e dove, nel 1906, si laurea in Giurisprudenza. In questa città inizia il suo apprendistato artistico sotto la guida di Giovanni Vianello. Nel 1907 è presente per la prima volta alla Biennale di Venezia con il Ritratto di signora (Ritratto della sorella Elvira). Tra il 1907 e il 1911, con la famiglia, vive a Napoli, e dal 1911 a Verona, dove frequenta l’ambiente artistico più avanzato e influenzato dalle Secessioni di Monaco e di Vienna; si avvicina inoltre ai giovani artisti che gravitano intorno a Ca’ Pesaro, dove espone nel 1913 in una sala personale e dove torna ad esporre nel 1919. Sarà presente alle Biennali veneziane nelle edizioni del 1909, 1910, 1912 e del 1914, all’Esposizione Internazionale di Valle Giulia a Roma nel 1911 e alle edizioni del 1913 e del 1915 della Secessione Romana.
Alla fine del 1915 con la madre e le due sorelle Elvira e Giuseppina, abbandona Verona per trasferirsi a Torino, nella casa-studio di via Mazzini, dove abiterà tutta la vita. La guerra e il suicidio del padre lasceranno nell’artista un segno profondo, che si rifletterà anche nell’atmosfera triste e angosciata delle grandi tempere del 1919-1920 : lo sforzo di Casorati è di annullare l’elemento decorativo e arrivare ad uno spazio pittorico severo e tesissimo.
A Torino stringe un’amicizia profonda con il giovane Piero Gobetti, che cura e pubblica nel 1923 la prima monografia a lui dedicata con il titolo Felice Casorati pitttore. Collabora alla sua attività editoriale e, nell’aprile del 1922, è tra i firmatari, su « Rivoluzione Liberale », diretta da Gobetti, di un appello rivolto ai giovani intellettuali per far nascere una cultura e una società nuova, spiritualmente rinnovata.
Nel 1920, dopo aver rinunciato a partecipare alla Biennale di Venezia ed essere stato escluso da Ca’ Pesaro per cavilli burocratici, promuove un vero e proprio esodo secessionista concretizzatosi nella «Mostra degli Artisti dissidenti di Ca’ Pesaro» nella galleria Geri Boralevi in piazza San Marco.
Diventa protagonista e promotore della vita culturale e artistica torinese: suscitano scalpore le sue opere esposte nel 1919 alla Promotrice, nel 1921 alla Mole Antonelliana e nel 1923 alla Quadriennale al Valentino, dove, nella sala IX di cui è responsabile, ha invitato ad esporre De Chirico, Carrà, Tosi, Conti, Viani e i giovani pittori torinesi Chessa, Menzio, Levi, Galante e Morando.
Nel 1924 è invitato con una sala personale alla Biennale di Venezia, presentato da Lionello Venturi (sarà poi presente a numerose edizioni dell’esposizione veneziana, con una personale nel ’38, ’42, ’52, ’64). Dal 1924 espone al Canegie Institute di Pittsburgh dove sarà presente con continuità sino al 1938 e di nuovo nel 1950.
A partire dal 1926, pur se in una posizione indipendente, è presente alle mostre del Novecento Italiano organizzate in Italia e all’estero da Margherita Sarfatti e dal 1931 alle Quadriennali romane. In quegli anni espone in numerose rassegne internazionali.
Nel 1933 è chiamato da Guido Maria Gatti e Vittorio Gui a collaborare come scenografo al I Maggio Musicale Fiorentino e disegnerà scene e costumi per «La Vestale» di Spontini. Per Casorati è l’inizio della sua attività di scenografo, che si protrarrà per un ventennio, lavorando, in particolare, con i musicisti Casella, Malipiero, Petrassi, Ghedini, Dallapiccola.
Collabora alla selezione delle opere per la sezione del Novecento della grande mostra d’arte italiana dei secoli XIX e XX, a Parigi, al Jeu de Paume, curata da Antonio Maraini, cui partecipa con cinque sue opere. Esegue un vasto mosaico per il Padiglione Italiano all’Esposizione Universale di Bruxelles del 1935. Nel 1936 il governo ungherese gli conferisce una medaglia per «l’altissimo valore artistico delle sue opere» presenti all’Esposizione d’arte Italiana a Budapest.
E’ presente, nel 1937, a Parigi, nel padiglione italiano, dell’Esposizione internazionale e a Berlino, alla Preussische Akademie der Künste per l’«Arte italiana dal 1800 ai contemporanei»; nel 1939 a San Francisco, per «Golden Gate International» e a Londra, in «Contemporary Painting in Europe».
Nel 1941 è nominato docente di pittura all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, di cui nel 1952 diventerà direttore e nel 1954 presidente.
La sua opera sarà presente a tutte le principali manifestazioni espositive in Italia e all’estero, mentre si susseguono i riconoscimenti in occasione delle tante mostre monografiche.

1941
Ragazza in verde
Olio su cartone cm. 50 x 35